Gianfranco Fini nasce nella comunistissima Bologna da una famiglia fascistissima il 3 gennaio 1952. Suo padre capisce subito che è destinato a fare grande cose, perché il bimbo è nato con la camicia. Nera.
Il suo impegno politico nasce nel ’68, dopo che alcuni estremisti rossi gli impediscono di entrare in un cinema dove proiettano “Berretti verdi”, film sul Vietnam con protagonista John Wayne, di cui il giovane Gianfranco è uno sfegatato fan.
Per reazione a questa tremenda imposizione sovversiva, Gianfranco si iscrive al Fronte della Gioventù, comincia a vestire completamente di nero e acquista la collezione completa dei film di John Wayne, che più tardi propinerà tute le sere ai fidi Gasparri e La Russa, che per questo poi lo tradiranno cinematograficamente e politicamente, quando Berlusconi regala loro l’abbonamento ad una pay-tv hard.
Nel Fronte della Gioventù fa carriera, con l’allora leader del MSI Giorgio Almirante che lo prende sotto la sua ala protettrice, facendolo diventare segretario nazionale anche se alle elezioni era arrivato quinto su sette candidati : come si faceva allora nella destra, i quattro che lo avevano preceduto vengono democraticamente convinti a lasciare il passo al giovane Gianfranco a forza di manganellate e olio di ricino.
Sposa Daniela, famosa nella Curva Nord laziale come quella che prima mena, poi spara, e solo allora comincia a discutere, leader del gruppo ultrà della Lazio “li mortacci vostra”.
Viene eletto deputato nel 1983 e nel 1987 diventa segretario del MSI, succedendo ad Almirante che per la gioia si spegne serenamente l’anno dopo. Fini indossa un paio di occhiali scuri sul suo completo nero.
L’MSI resta ai margini della politica italiana fino al 1992, quando tangentopoli apre nuove strade alla destra: Fini comincia ad abbandonare certe posizioni post-fasciste e comincia a vestirsi di toni grigi e azzurri, e nel 1993 corre per la poltrona di Sindaco di Roma, perdendo contro il non ancora eterno perdente cicciobello Rutelli.
Però Fini riceve l’appoggio verbale di Berlusconi, che si sta preparando per la sua fatidica discesa in campo, e che è alla ricerca di alleati che gli possano parare il culo, dopo aver perso lo scudo craxiano. Fini sembra entusiasta dell’idea e l’azzurro diventa il colore predominante del suo guardaroba.
Nel 1994 nasce così la stramba alleanza tra Forza Italia, MSI e Lega Nord, che vince le elezioni grazie alla sinistra che presenta come candidato premier uno che avrebbe perso anche contro Ciccio di Nonna Papera : Achille Occhetto.
Ma il primo governo Berlusconi dura poco, e Fini allora accelera il cambiamento del MSI : via la fiamma, vai con l’azzurro, e nasce così, nel 1995, Alleanza Nazionale, partito che però non arriva nemmeno alla maggiore età in quanto viene sacrificato sul predellino berlusconiano nel 2008, quando AN si scioglie ed entra nel Popolo delle Libertà.
Fini interpreta alla lettera il nome del nuovo movimento e addirittura si sente libero di contraddire Berlusconi, indossa cravatte rosse, e dopo aver divorziato dalla moglie Daniela cerca una nuova via anche nella politica, ma nessuno gliela dà come invece gliel’ha data la Tulliani.
Adesso Fini resta a destra ma vuole dare il voto agli immigrati, i diritti civili alle coppie omosessuali, difende la laicità dello Stato, rinnega il fascismo, e c’è chi giura che abbia cominciato ad indossare mutande rosse.
Cosa farà da grande non si sa, l’unica cosa certa è che a Fini di nero è rimasta solo la carnagione, perennemente abbronzata…
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